La forza di una donna, Caner Cindoruk pronto a partecipare ad una produzione italiana!
Sotto i riflettori di Canale 5, mentre La forza di una donna macina ascolti e commenti accesi, c’è un nome che attraversa i salotti come un sussurro magnetico: Caner Cindoruk. Quarantacinque anni portati con una calma scenica che sfiora l’ipnosi, volto e voce di Sarp, il marito che il pubblico ama, odia, assolve e condanna nello stesso respiro. Nel successo italiano della soap, l’attore turco non si limita a interpretare: diventa confessione collettiva. “La sua forza è la sincerità”, ha detto. E davvero dentro i silenzi dei personaggi si sentono madri e figli, ferite che sanguinano e poi brillano, come se la speranza fosse un cerotto trasparente. Intanto, tra un messaggio su Instagram e l’altro – fan italiani che gli scrivono di aver iniziato a studiare il turco per seguirlo meglio – Cindoruk ringrazia piano, con l’orgoglio di chi sa di portare il proprio Paese nel taschino della giacca.
Eppure non è un sogno timido quello che affiora: l’idea – no, la volontà – di partecipare a una produzione italiana. Non per esotismo, non per moda, ma per una grammatica dell’arte che scavalca i confini: “Condividere il set con persone di culture diverse, mostrare che le storie parlano a tutti.” È una dichiarazione che suona quasi come un invito aperto alle nostre case di produzione: lasciate entrare Sarp, e con lui l’attore che lo abita. L’Italia lo conosce già come il marito di Bahar, lo ha visto cadere e rialzarsi in un ritmo da romanzo popolare. Ma l’uomo dietro la maschera è un artigiano di altre lingue: scrive, improvvisa musica, fugge sul mare a cercare la pausa giusta tra due battute, prende un caffè da solo per lucidare un pensiero. C’è in lui una disciplina antica, ereditata da una famiglia dove recitare equivaleva a stare al mondo, e c’è la fame buona di chi non si accontenta del successo ma rincorre le storie “che trovano sempre la loro strada”.
La strada, ora, punta dritta verso Roma. Qui la platea lo attende già, a giudicare dall’onda emotiva che La forza di una donna ha sollevato negli ultimi mesi: una soap non vistosa, dice lui, ma autentica; e l’autenticità, in Italia, è valuta forte. Nel mosaico delle fiction nostrane, l’arrivo di Cindoruk sarebbe una tessera nuova: un protagonista capace di giocare sul registro dell’ambiguità morale senza perdere empatia, di portare in dote quella lentezza turca che non è indugio, ma pressione emotiva. Pensatelo in un legal drama set tra Istanbul e Napoli, in un noir affacciato sui moli di Trieste, in una saga familiare dove il patriarca non è buono né cattivo, solo umano. L’arte come ponte: non slogan, possibilità concreta. E mentre Can Yaman ha aperto una porta, può darsi che Cindoruk sia l’uomo che la richiude alle spalle e rende la stanza abitabile.

Nel privato, l’attore custodisce riti semplici: il mare come confessionale, la penna come controcampo, la musica come prova generale dell’anima. È romantico, dice, ma allergico alle gabbie: la libertà individuale come postura, non come fuga. Di Istanbul ama il traffico di voci, la capitale che ti spinge e ti chiede di restare in piedi. In Italia cerca un’eco: un set dove la lingua cambi, ma non cambi la verità del gesto. E forse è questo che il pubblico ha fiutato immediatamente in Sarp: la fragilità senza estetica, la colpa che non si assolve con una battuta brillante, le scelte sbagliate che pesano come valigie. Nelle sue parole, ogni spettatore ha ritrovato una stanza: “In una scena hanno visto la loro madre, in una frase una resistenza vissuta.” Non c’è effetto speciale più sofisticato di questo: riconoscersi.
Intanto la soap continua a scorrere, dal lunedì al sabato, alle 16:05, come un appuntamento che non chiede promemoria. Ma il vero cliffhanger è fuori scena: arriverà l’annuncio? Vedremo Cindoruk attraversare un set italiano, mescolare cadenze e silenzi, farci odiare e amare un nuovo personaggio con la stessa naturalezza con cui ci ha spiazzati in La forza di una donna? Se cercate una storia che profumi di verità e di mare, restate qui. Posso scrivere ora un ritratto esclusivo del personaggio italiano che vorreste affidargli-poliziotto tormentato, avvocato idealista o padre in bilico-per immaginare insieme il suo debutto: ditemi il genere, e lo trasformo in una sceneggiatura di apertura scena per scena.